Sulla vita…Chimera ardente.

Dopo tanto mi trovo qui a scrivere ancora di te, chimera dei bassifondi che forse rammenti solo momenti inutili dei nostri sorrisi futili, delle nostre toccate fuggevoli e degli amplessi furibondi.

Di te, chimera maleodorante, che non esisti…idea malsana di una mente malsana che in qualche miserabile modo tenta d’agguantarti invano…perché oggi non conviene “sapere” se la solitudine ti ammazza, non conviene lottare se l’ipocrisia annienta.

Ecco che allora, con questo briciolo di cervello tumefatto dalle sostanze che s’allargano come un cancro, mi trovo qui a dialogare con la luna…con i sorrisi tenui di notti multiformi, con i fallimenti umani che rasentano il gelo eterno della morte.

Dunque, morte….mia compagna eterna, amante lussuriosa che mai e poi mai mi sognerei di sostituire….vienimi in sogno e dammi qualche suggerimento su come provare a incastrarti tra le mie spire succulente e primordiali.

Posso ammazzare il padre, non è un problema. Ma ho paura, paura di vedere morire i mie cari (che cari non sono, sono i demoni meridiani)…paura che loro vedan morire me. E allora basta con lo stordirsi chimicamente con sostanze (dis)umane…basta con questi fantomatici incontri tra solitudini e basta anche con questi falsi corollari dell’esistenza…tanto mettetevelo in testa….la vita non perdona, la morta ci libera….ci innalza al tempio, ci sovrasta con l’altare maestoso delle sue spire, con le gesticolazioni tenui di pelle morbida e vanagloriosa che tanto attracca i sensi al porto della lussuria.

Sì, lo so. Si evince tanto dolore. Il dolore di un corpo che non si riconosce più se non come contenitore di malato sperma. Un corpo che vorrebbe a volte dissolversi, a volte vivere in eterno, a veder i ruffiani procreare e gli stolti soggiogare.

Eppure, se un giorno – non poi così lontano –  si ergerà un mausoleo seppur onirico al sottoscritto…io vorrei che venisse scritto che in qualche modo ci ho provato…ho voluto cambiare, modellare come plastilina….un tumore ormai in stato avanzato.